La parola subvertising in italiano si traduce come sovversicità, ma il termine inglese è sicuramente più affascinante. Si tratta dell’unione di due termini e cioè “subvert”, che signifiva sovvertire, e “advertising”, che si utilizza per indicare l’attività pubblicitaria.
Subvertising è un termine che si utilizza per indicare le attività che si occupano di sovvertire le pubblicità cercando di mantenerne l’aspetto originale, ma modificandone il messaggio.
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Come e quando è nato il subvertising
Il termine subvertising è stato coniato da Mark Dery, un famoso critico culturale americano e scrittore, nel 1991 all’interno di una serie di suoi articoli per Adbusters, un magazine canadese con un forte focus anti-consumistico. Questi articoli prendevano il nome di Subvertising: The Billboard Bandit as Cultural Jammer ed avevano l’obiettivo di spiegare direttamente all’editore del magazine cosa ci fosse dietro questo concetto tanto nuovo, quanto interessante.
Tutto inizia in realtà qualche anno prima: nel 1984 i Negativland (Gruppo musicale sperimentale statunitense) pubblicano un prodotto su cassettina (musicassetta) contenente una serie di pseudo-interviste dal titolo JamCon’84 in cui si apre al pubblico una discussione su un tema decisamente poco noto e cioè il cultural jamming, il fenomeno del sabotaggio culturale, grazie anche ad un astuto montaggio di spezzoni pubblicitari radiofonici tagliati ad hoc così da modificarne il messaggio.
Questo fenomeno è una parte di quello quello che oggi chiamiamo subvertising: si tratta di una pratica che mira a contestare l’invasività dei messaggi pubblicitari veicolati dai mass media nella costruzione dell’immaginario della mente umana.
In pratica, sfruttando la tecnica dello straniamento, si decostruiscono testi ed immagini utilizzati dalle industrie, si prendono gli oggetti ricavati e si inseriscono all’interno di contesti diversi dagli originali per ribaltare il messaggio iniziale.
Lo stravolgimento del messaggio e del contesto porta alla generazione di una potente critica del sistema economico, basato sul consumismo.
Ispirato da tutto ciò, Mark Dery decide di citare questo fenomeno all’interno di un suo articolo per il New York Times modificandone anche la definizione, passando da cultural jammin a culture jammin. La cosa paradossale fu che subito dopo la pubblicazione dell’articolo, il mondo dei media e delle pubblicità iniziarono a sfruttare questo fenomeno per vendere prodotti.
C’è comunque una cosa da dire: nella storia c’è sempre stato e sempre ci sarà qualcuno pronto a staccare un manifesto, scriverci sopra, modificarlo e rovinarlo: si tratta di un piccolo grande gesto di protesta. L’unica differenza è che con il culture jamming questa attività ha iniziato ad essere organizzata e non composta da gesti isolati.
Cosa è il subvertising
Il subvertising è una pratica che consiste nel sovvertire un messaggio pubblicitario: sfruttando le pubblicità di corporazioni, multinazionali o politici, si generano nuove creatività che risultano essere parodie delle precedenti, ma con messaggi molto più forti e critici.
Si tratta di una pratica sociale che punta a sovvertire i tradizionali significati delle pubblicità sfruttandone gli strumenti principali: il messaggio iniziale viene distrutto e ricostruito per inviare un messaggio nuovo che tramite ironia, sarcasmo e critica, denuncia quello originario.
C’è una cosa che rende affascinante tutto ciò che è un prodotto del subvertising: il perfetto equilibrio tra il falso ed il vero. La sovversione dei messaggi pubblicitari porta alla creazione di contenuti pazzeschi che riescono a generare nell’osservatore una sensazione unica: il prodotto finale sembra vero suscitando interesse ed attivando anche alcuni recettori importanti (quelli che gli esperti di marketing vogliono colpire per instaurare nella testa del fruitore un messaggio ed una necessità), ma è allo stesso tempo banalmente falso e questo fa si che nella testa dell’osservatore si metta in moto tutto un nuovo meccanismo che smaschera l’inganno iniziale ed apre gli occhi al consumatore.
Dietro tutto questo c’è un fenomeno molto interessante, il détournement, un metodo di straniamento che modifica il modo di vedere un oggetto ed una immagine comunemente conosciuti strappandoli dai loro contesti abituali ed inserendoli all’interno di nuove relazioni.
Quali sono gli obiettivi del subvertising
Il subvertising ha sicuramente un obiettivo principale: generando delle anti-pubblicità, punta a spostare le opinioni dei fruitori verso ciò che è giusto vedere. E spesso si tratta di qualcosa che è sempre stato davanti ai nostri occhi, ma a causa delle potenti strategie comunicative, di marketing e di manipolazione, le compagnie pubblicitarie riescono a nascondercelo.
Con questa pratica si vuole portare l’osservatore ed il fruitore a ragionare su come le pubblicità ed il mondo dell’advertising cerchino continuamente in tutti i modi di inculcare idee e messaggi nella testa delle persone, senza che esse se ne possano rendere conto.
Altro obiettivo è reclamare gli spazi pubblici nel tempo spariti e diventati spazi pubblicitari: una città conmeno pubblicità, ma più arte e più voce dei quartieri è sicuramente una città più salutare per tutti.
Subvertising nel mondo
Esistono diverse compagnie/gruppi organizzati nel mondo che hanno fatto del subvertising il proprio credo, alcuni però si sono distinti negli anni anche perchè storicamente tra i primi ad utilizzare questa pratica per smuovere le coscienze delle persone.
Adbusters
Adbusters Media Foundation è una fondazione canadese no-profit fondata attorno al 1989 e si definisce come una rete globale composta da artisti, writer, educatori, attivisti che vogliono diffondere una nuova metodologia di attivismo sociale all’interno dell’era dell’informazione.
Il loro magazine, Adbusters, è tra i più conosciuti nel mondo del subvertising ed è sempre stata fonte di ispirazione: anticapitalismo ed anticonsumismo sono alla base di tutte le loro attività di sovversione.
Brandalism
Brandalism è un movimento indipendente nato nel 2012 a Londra con lo scopo di riprendere il controllo degli spazi pubblici sfruttati allo stremo dalle pubblicità. Oggi Brandalism si considera un collettivo internazionale di artisti che sfida con tutte le forze il potere delle corporation e la corruzione che le stesse portano nel mondo.
Il collettivo sfrutta il subvertising per spostare la lente di ingrandimento sulle ingiustizie ed i problemi che il capitalismo crea ed ha creato negli anni. A loro si deve una vera e propria guida scaricabile qui: Guida Brandalism
Legally Black
Questo gruppo creato da alcuni attivisti di Londra ha un obiettivo principale, facilmente percepibile: combattere la modalità con cui le persone di colore sono ritratte solitamente dai media.
In generale uno degli obiettivi è far luce sul fatto che gran parte dei ruoli principali delle produzioni filmografiche sono ricoperti da attori bianchi.
Bilboard Liberation Front
Uno dei più vecchi movimenti conosciuti all’interno di questo mondo, il Fronte di liberazioni dei tabelloni per le affissioni (BLF) è stato creato nel 1977 con un obiettivo principale: migliorare l’ambiente modificando le pubblicità che ci circondano in maniera radicale con l’obiettivo di modificarne il messaggio iniziale trasformandolo in qualche che possa interessare il fruitore e portarlo a pensare.
Oggi il movimento risulta sciolto, ma ciò che hanno fatto negli anni ha sicuramente fatto al storia ed ha influenzato le nuove generazione di subvertisers.
Subvertisting in Italia
L’Italia non è sicuramente da meno. Sono diversi gli artisti che si sono cimentati e tutt’ora si cimentano in questa pratica ed è anche importante dire che hanno avuto un discreto successo in tutto il mondo
Hogre
Con lo pseudonimo HOGRE si intende un artista romano che ha lasciato la sua firma in diverse città italiane, europee e mondiali. Cresciuto nell’ambiente come writer, negli anni il suo stile si è evoluto fino ad abbracciare a tutti gli effetti la pratica del subvertising (facendolo anche in maniera egregia).
Negli ultimi anni si è spinto molto oltre i classici limiti della società italiana andando a toccare dei temi delicati come la religione, ma le sue opere blasfeme e anti-religiose sono sicuramente una delle cose più interessanti successe sul nostre territorio artisticamente parlando.
Illustre Feccia
Altro artista che ha fatto del subvertising la sua ragione artistica è sicuramente Illustre Feccia. Tra i tanti suoi pseudonimi troviamo Sagace Bischero, Onesto Delinquente, Royal Shit ed altri, ma la cosa importante è che l’artista specifica che si identifica con il pronome IT poichè si sente posseduto da una bestia.
Fonti di ispirazione varie come il punk, la satira ed il situazionismo lo hanno portato ad evolvere il suo stile continuare a sovvertire sempre e comunque quando può.
Doublewhy
Ultimo, ma non ultimo nome, Doublewhy, altra artista italiana molto attiva che ha sposato il subvertising. Introdotta a questo mondo da un’amica a Varsavia, ha subito capito come poter utilizzare le sue capacità artistiche per criticare il sistema che negli anni stava pian piano annientando la sua voglia di creare.
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