ACAB è una sigla che spesso vediamo sui muri delle nostre città, ma cosa significa? Oggi questo acronimo si traduce in “ALL COPS ARE BASTARDS” ed è utilizzato in tantissime situazione e diversi ambienti, tra cui il mondo urbano. Approfondiamo l’origine di questa sigla e cerchiamo di capire assieme come e quanto viene utilizzata nel mondo dei graffiti writing.
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A.C.A.B. : le origini della parola
L’acronimo ACAB negli anni ha sempre più acquisito importanza significativa negli ambienti di rivolta ed antagonisti, ma non solo, infatti è utilizzato spesso in ambito sportivo, sociale, politico ed artistico. Questa abbreviazione si è diffusa in maniera così capillare da essere proibita in alcuni paesi, portando quindi ad una vera e propria censura.
Non esiste una fonte ufficiale riguardo l’origine di questo termine, ma esistono diverse citazioni che lo fanno risalire ai primi anni ’40, quando, durante un importante sciopero in Inghilterra, la frase “all coppers are bastards”, ideata come protesta alla repressione poliziesca, venne abbreviata in ACAB.
Il primo accenno con la cultura urbana
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Negli anni ’60 la sigla ACAB inizia a diffondersi e contaminare nuovi mondi. Dai movimenti politici ed anti repressione, le quattro lettere iniziano ad essere utilizzate come codice all’interno delle carceri: possedere sul proprio corpo la scritta ACAB indicava il dissenso rispetto al sistema carcerario e la polizia stessa.
E’ qui che c’è un importante salto: ACAB passa dai teli e cartelli alla pelle delle persone ed entra all’interno del mondo dei tatuaggi. Per la prima volta la sigla contamina una sottocultura e non ne uscirà più.
Impatto mediatico e diffusione
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La diffusione del termine nel gergo di massa avviene intorno agli anni ’70, grazie a un articolo di giornale. Una storia che ricorda molto quella della diffusione del writing/tagging e di TAKI 183 (Se non conosci la storia, qui puoi leggere l’articolo su TAKI).
Sulla copertina del Daily Mirror comparve la scritta “ACAB”, accompagnata da un articolo irriverente: un ragazzo era stato multato per aver indossato una giacca con quelle parole stampate sopra. Si giustificò affermando di aver visto la sigla sulla giacca di un membro degli Hells Angels e di aver pensato che significasse All Canadians Are Bums. Nonostante la sua spiegazione, la multa gli venne comunque inflitta.
L’impatto mediatico di quell’articolo fu così rilevante che i movimenti giovanili decisero di adottare lo slogan “ACAB” come espressione del loro dissenso verso le autorità, in particolare le forze dell’ordine. Questo evento segnò un punto di svolta fondamentale: da quel momento, “ACAB” iniziò a essere associato alla ribellione giovanile, mantenendo questa connotazione fino ai giorni nostri.
Il punk e la cassa di risonanza
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Negli anni ’70, l’acronimo ACAB entrò a far parte di una nuova sottocultura in continua evoluzione e sempre più amata dalle giovani generazioni: il punk.
Il movimento punk rappresentava una sorta di casa spirituale per la sigla ACAB: il disprezzo verso la società moderna, l’anarchia, l’odio per l’autoritarismo… erano solo alcuni degli ideali condivisi da ragazzi e ragazze affascinati da questa sottocultura.
Una musica veloce, aggressiva, carica di rabbia e completamente anticonformista era perfetta per esprimere l’odio verso le autorità, in particolare la polizia. Band come i 4-Skins inserirono il termine nei testi di molte loro canzoni, contribuendo così alla sua diffusione all’interno dei movimenti anarchici e antisistema.
ACAB aggiunge quindi un ulteriore tassello alla sua evoluzione, trovando spazio non solo su cartelli, striscioni e tatuaggi, ma anche nella musica e nelle fanzine.
ACAB nei graffiti
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La sigla ACAB entra a far parte del mondo dei graffiti solo verso la metà degli anni ’80. Inizialmente, come abbiamo già visto, il concetto di tagging e writing si va a ricollegare solo ed esclusivamente al proprio nome. Come, però, successo negli altri mondi, anche i graffiti subiscono una fortissima repressione poliziesca e proprio per questo motivo la scritta ACAB inizia ad apparire sui muri delle città, dipinta a bomboletta.
Uno dei problemi principali di questo nuovo “medium” è la duplice gravità dell’atto: se già dipingere su un muro era illegale, farlo scrivendo uno slogan contro la polizia raddoppiava la dose. Proprio per questo motivo la sigla ACAB sui muri delle città viene pian piano sostituita da 1213, il numero corrispondente alle lettere dell’alfabeto A-C-A-B. Una sigla oggi utilizzata su tutti i media disponibili, ma che si può considerare come un segreto non segreto poiché tutti ne sono a conoscenza.
L’ACAB Day
Soprattutto grazie all’avvento di social come Instagram, negli ultimi anni si è diffuso all’interno del mondo del writing (ma anche di altre sottoculture) la giornata dedicata alla sigla ACAB, cioè l’ACAB Day.
Il giorno 13-12 (13 Dicembre) è il giorno in cui condividere i propri lavori su muro o su carta con rappresentate le lettere ACAB o 1312
ACAB: oggi si usa ancora?
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La sigla ACAB ancora oggi è forte e diffusa in tantissime sottoculture radicate all’interno della nostra società, in movimenti politici antagonisti esistenti da oltre 30 anni, nella musica, nell’arte ed anche all’interno degli stadi.
Continua ad essere uno dei simboli più potenti di protesta pacifica e resistenza alle ingiustizie ed alla brutalità poliziesca. Il fatto di aver contaminato così tante culture diversi ci fa capire come ancora oggi sia uno strumento di espressione collettiva molto potente.
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