Chissà se ti è mai capitato di camminare per strada e rimanere di sasso notando degli oggetti o degli alberi ricoperti di tessuti fatti all’uncinetto: bè sappi che quello che hai visto è una tipologia di street art e si chiama Yarn Bombing.
Non è molto comune come tipo di arte urbana anche perché non ha lo stesso impatto mediatico che possono avere i grandi muri oppure i paste-up e la poster art, però esiste un vero e proprio movimento di “accaniti” (passatemi il termine in accezione positiva) di uncinetto che si impegna a diffondere per le strade questa tipologia di street art.
Yarn Bombing – Street Art Graffiti Disagismi Urbani
Yarn Bombing significato
La traduzione letterale di Yarn Bombing è “bombardamento di filati” e rende perfettamente l’idea: si tratta effettivamente di un bombardamento di colori e stoffe, in luoghi improbabili, che possono perdurare nel tempo.
Con il termine Yarn Bombing si intende quindi l’attività artistica con cui oggetti di vita quotidiana, di uso comune o che rientrano nel paesaggio urbano vengono ricoperti da stoffe colorate lavorate a maglia ed uncinetto.
Yarn Bombing cos’è?
La Yarn Bombing oggi è considerato un ramo della street art.
In passato si utilizzava anche la parola “graffiti knit” per indicare questa tipologia di arte, associandola quindi ai graffiti writing, ma questo link sta venendo meno, lasciando spazio alla più accettata street art.
Nonostante possa sembrare innocuo, lo yarn bombing consiste comunque nel rivendicare uno spazio pubblico trasformandolo e personalizzandolo e quindi è un’attività illegale; a differenza, però, delle altre arti urbane, non è attivamente perseguita: trattandosi di filati, questa tipologia di arte è facilmente rimovibile, con un costo decisamente basso, quindi modifica solo temporaneamente il paesaggio urbano, a differenza dei lettering che hanno alti costi di cancellazione e modificano permanentemente la città.
Un po’ di storia
Sui libri viene descritto che lo yarn bombing, come forma artistica e ramo di street art, nasce nel 2005 a Houston. La prima artista a considerare l’attività di ricoprire oggetti con il tessuto un arte fu Magda Sayeg che nel giro di qualche mese diede vita alla prima crew di yarn bombing: Knitta Please!
Precedentemente, però, alcuni artisti avevano utilizzato l’arte dell’uncinetto ed un nome da ricordare è Bill Davenport, artista locale: già tra il ’93 ed il ’97 aveva iniziato a ricoprire oggetti come lampadine e mobiletti con maglie di vario colore, senza però mai ragionare sulle potenzialità artistiche che avrebbe potuto avere quell’attività.
Femminismo e Craftivismo
Lo yarn bombing è sicuramente parte dell’attuale mondo della street art, ma prima di tutto è parte di un movimento più grande chiamato craftivismo.
Il crafitivism, unione delle parole crafting e activism, è un movimento che incorpora al suo interno vari elementi anticapitalistici, ambientalisti, solidali e soprattutto femministi. Il movimento coinvolge tutta una serie di artisti e persone che utilizzano la arti domestiche (artigianato) per criticare la storia, lo sfruttamento, il patriarcato focalizzando l’attenzione anche sulle tematiche di gender.
Il craftivismo è fortemente legato al movimento femminista: storicamente il lavoro e la produzione artigianale sono stati interpretati come lavori domestici, eseguiti dalle donne per provvedere ai bisogni della famiglia, e quindi non sono mai stati integrati all’interno dei sistemi di profitto.
In questo modo il patriarcato è riuscito a mantenere la sua posizione di privilegio lasciando la figura femminile ad operare in ruoli subordinati, chiusa in casa.
Lo yarn bombing può anche essere visto come una rivendicazione femminile: l’arte della maglia, storicamente legata alle figure femminili e mai considerata nei circoli più importanti delle arti mondiali (nonostante l’immensa creatività necessaria per eseguirla), oggi è per le strade e si appropria dei luoghi e degli oggetti abbandonati, in antitesi con il passato, quando era chiusa tra le mura domestiche.
Yarn Bombing: dannoso o no?
C’è un dibattito da qualche anno che riguarda l’installazione di filati sulle piante.
Sebbene esteticamente lo yarn bombing porti colore, uno studio ha dimostrato che i tessuti con cui vengono ricoperti i tronchi degli alberi provocano una specie di “soffocamento” alla piante: la creazione di linfa diminuisce drasticamente e questo ne limita la crescita, fioritura e conservazione.
Una caratteristica rivendicata negli anni dai movimenti di yarn bombing è il fatto di essere tra le poche attività di street art che non inquinano: mentre gli spray e gli adesivi generano gas nocivi e carta, lo yarn bombing non genera inquinamento; ma ne siamo proprio sicuri?
Abbiamo detto che lo yarn bombing è una tipologia di arte che modifica temporaneamente il paesaggio urbano, ma se i tessuti non vengono estratti e recuperati correttamente, che fine fanno? Immagina una bicicletta ricoperta di tessuti lavorati a maglia, all’aperto, per mesi sotto pioggia, freddo, vento, inquinamento e neve: il deteriorarsi del tessuto potrebbe comportare la dispersione dello stesso nell’ambiente.
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