Il giorno che Blu cancellò le sue stesse opere

Nel grigio dipinto di blu… o forse nel blu dipinto di grigio. Oggi non so dire con certezza se Blu, all’epoca, abbia davvero dato un nome alla sua azione di distruzione o se quel nome sia nato nei giorni successivi, adottato da tutti. Quello che è certo è che, a quasi dieci anni di distanza, molte cose sono cambiate.

Per questo, per non perdere la memoria di ciò che è accaduto, ho deciso di scrivere questo articolo. Voglio raccontare la mia visione oggi, con la consapevolezza di tutto ciò che è successo negli anni passati.

Se non conosci BLU leggi qui il mio articolo

Cosa è la street art? Street Art Graffiti Disagismi Urbani

Cosa è la street art? una domanda a cui non è sicuramente facile rispondere. Proviamo a capire oggi cosa si intende con questo termine e da dove ha origine il tutto

Una premessa doverosa sulla street art

La street art nasce come un’espressione artistica spontanea e libera, che si manifesta sui muri delle città e negli spazi pubblici e privati, spesso in modo non autorizzato. È un’arte che vive e respira nell’ambiente urbano, cercando di dialogare con i passanti, scuotere le coscienze e affrontare tematiche sociali legate ai quartieri e al territorio.

Il contesto in cui prende vita è fondamentale: ogni opera è pensata per integrarsi in uno spazio urbano specifico, per essere vista e compresa da chi lo attraversa ogni giorno.

In parole semplici, un* street artist sceglie con cura il muro su cui lasciare il proprio segno, perché il suo messaggio è destinato a un pubblico preciso. Quelle persone devono poterlo vedere, e magari, fermarsi a riflettere.

La mostra che ha dato vita a tutto e la risposta di Blu

A marzo 2016, Bologna ha ospitato una delle mostre più controverse legate all’arte urbana in Italia: Street Art. Banksy & Co – L’arte allo stato urbano, promossa da Genus Bononiae con il sostegno della Fondazione Carisbo (Salto volutamente la parentesi legata ai curatori, ideatori e finanziatori).

L’idea alla base della mostra era quella di preservare le opere di street art e arte urbana dal degrado, garantendone la conservazione per il futuro. Questo intento ha portato alla rimozione di alcune opere di Blu dai muri della città e dalle fabbriche abbandonate in periferia, con l’obiettivo di “salvarle” ed esporle all’interno del museo che avrebbe ospitato l’evento.

La reazione di Blu? Semplice e diretta: cancellare tutte le sue opere sui muri di Bologna. Con rulli, vernice grigia, scalpelli e l’aiuto dei militanti dei centri sociali della città, ha eliminato ogni traccia del suo lavoro, impedendo che venisse strumentalizzato, estratto dal proprio contesto e museificato senza consenso. Nel giro di una giornata, le sue opere sono scomparse, scatenando un acceso dibattito che è durato mesi e che, ancora oggi, non è stato dimenticato.

Il dibattito nel mondo dell’arte urbana e non

La decisione di Blu di cancellare le proprie opere ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, molti hanno (abbiamo) sostenuto la sua scelta: essendo lui l’autore, aveva il diritto di eliminarle. Inoltre, in questo modo ha impedito che la sua arte venisse mercificata, ribadendo il principio per cui la street art nasce per essere vissuta e osservata liberamente, senza biglietti d’ingresso. Dall’altro, c’è chi ha criticato apertamente questa azione, considerandola una perdita per il patrimonio culturale collettivo e per l’intero movimento della street art.

Opinioni diverse per persone diverse. Dopotutto, suscitare dibattito è parte stessa dell’arte.

Quello che è certo è che Blu stesso ci ha fatto sapere quale era la sua idea tramite il collettivo di scrittori Wu Ming: puoi leggere qui l’intervento: WU MING COMUNICATO BLU (O scarica QUI la versione in pdf).

Altri link interessanti:

  • Intervista a Fabiola Naldi e Claudio Musso su Artribune – qui
  • Articolo su Art-Vibes – qui
  • Articolo su Urbanlives con opinioni di diversi artisti – qui
  • Critica su Wired sull’atteggiamento di Blu – qui
  • Foto dei muri originali di Blu – qui
  • Articolo su frizzfrizzi (aggiornamenti in tempo reale) – qui
  • Intervento ad Radio Onda Urto di Paola Donatiello – qui

Riflessioni finali: oggi come siamo messi?

Ho amato subito l’azione di Blu, anche se ho sofferto per non poter più vedere alcune delle sue opere. A distanza di così tanto tempo, resto della stessa idea: una protesta così potente è stata unica nel suo genere e ha lasciato un segno indelebile nel movimento.

Oggi musei, gallerie e artisti dialogano sempre di più. Certo, esistono ancora mostre itineranti con opere strappate e decontestualizzate, ma stiamo andando verso un approccio diverso: esibizioni di opere create da artisti urbani appositamente per il contesto museale. Tele, sculture, installazioni, video, fotografie… non più street art nel senso tecnico del termine, ma opere di chi, nella sua vita, è stat* un* street artist.

Il dibattito sul diritto d’autore di queste opere resta aperto e tutt’altro che definito: di chi è un’opera illegale? Dell’artista, perché è frutto della sua creatività? Del proprietario del muro? Della collettività? Del Comune? Non avremo mai una risposta davvero soddisfacente.

Viviamo con la paura costante di perdere l’arte. Ma quanta ne abbiamo già persa? Dal passato remoto a oggi, fino agli ultimi cento anni a causa delle guerre?

Quello che non comprendo è il sentirsi dei Batman della situazione strappando un’opera da un muro per “salvarla”. Davvero viviamo con la speranza che tra 2000 anni qualcuno la guarderà? Il fascino dei graffiti rupestri o delle opere di Pompei sta proprio nel fatto che sono stati scoperti in modo inaspettato, non sottratti con la presunzione di salvarli.

Nascondere la mercificazione della street art dietro il pretesto della conservazione è imbarazzante. Se davvero il fine fosse quello, allora proteggiamo le opere con vetri, doniamole ai musei pubblici e gratuiti, ma non diamogli un prezzo. Hanno cercato di normalizzare questa operazione, di farla passare sotto silenzio, ma non ci sono riusciti. Hanno scelto di scontrarsi con la persona sbagliata, BLU: uno dei portavoce più importanti della street art italiana.

E quindi ora?

Oggi il gioco è cambiato. Come dice il detto: “Se non puoi batterli, unisciti a loro“, ed è esattamente la strada che le istituzioni hanno scelto di percorrere.

Siamo arrivati a un punto in cui artisti e istituzioni dialogano, collaborano e trovano compromessi. Da un lato, questo offre più spazio e visibilità alle opere; dall’altro, si perde quella componente illegale e critica che ha sempre definito la vera essenza della street art.



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