Il black book graffiti: dove nascono gli sketch

Il black book è uno degli oggetti più personali ed importanti per un writer: quello che può sembrare un semplice quaderno ai meno esperti e più giovani è invece un contenitore di idee, ricordi e momenti che nel tempo raccontano l’evoluzione dello stile di un writer.

Si tratta a tutti gli effetti di uno sketches book, di un quaderno dove raccogliere bozze, ma il valore sentimentale che può avere varia da persona a persona e la magia di vedere un lettering disegnato su un foglietto prendere vita su un muro è unica.

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Cosa è la street art? una domanda a cui non è sicuramente facile rispondere. Proviamo a capire oggi cosa si intende con questo termine e da dove ha origine il tutto

Cosa è il black book?

Oggi viviamo in un periodo storico in cui è facile creare un archivio dei propri pezzi utilizzando il cellulare oppure una macchina digitale. Inoltre è diventato semplicissimo lavorare su bozzetti sfruttando l’iPad o tablet simili (ma mi sento di dire che ProCreate non si batte facilmente). Immagina, però, la stessa situazione 20 e 30 anni fa: esisteva solo una soluzione e cioè quella disegnare con le proprie matite/penne/pennarelli su un quaderno.

Per questo motivo con il passare degli anni nella cultura writing si è sempre più diffusa la necessità di avere un proprio quaderno (o un’agenda) sui cui ideare i propri bozzetti, affinare il proprio stile, creare throw up o anche pezzi di altissimo livello, ma soprattutto per raccogliere tag e pezzi ideati da altri writer.

Non esisteva altro modo per confrontarsi e soprattutto per dimostrare le proprie capacità.

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Esiste un momento preciso per acquistare un black book?

In realtà non esiste un momento specifico per iniziare ad utilizzare un black book: non si è meno writer o meno artisti se non se ne possiede uno. Non è nemmeno obbligatorio creare i propri bozzetti all’interno di un quaderno, però si tratta di una tradizione storica, semplice e secondo me anche affascinante.

Il black book racconta la storia di un artista dai primi tentativi, magari più goffi, fino ai pezzi più recenti. Osservare le vecchie opere ed i vecchi bozzetti permette di riconoscere l’evoluzione dello stile, i miglioramenti e soprattutto permette il confronto.

Mentre oggi è possibile mostrare un proprio bozzetto su Instagram o sullo smartphone, 30 anni fa l’unico modo per confrontarsi con altri writer era mostrare le proprie idee sul black book per poi passare a riprodurle sui muri. E fortunatamente molti di questi libretti sono rimasti intatti e conservati gelosamente dai writer: ti invito fortemente a cercare i bozzetti di alcune opere di Dondi, uno degli styler master per eccellenza, a confronto con la fotografia del pezzo sulla subway.

Inoltre il black book è un contenitore di ricordi e di autografi: durante gli eventi e gli incontri era (ma in parte lo è anche oggi) rito quello di chiedere una tag ad altri writer, anche per prendere ispirazione.

Perché si chiama black book?

Partiamo dal presupposto che non c’è una vera risposta a questa domanda: tendenzialmente, da quello che mi è sembrato di capire, è stato dato questo nome poiché i primi quaderni su cui i giovani writer scrivevano avevano la copertina nera.

Una delle interpretazioni che, però, mi ha colpito ed incuriosito è quella che vede il nome derivare dal fatto che negli anni ’80 in Nord America si utilizzava il termine black book per indicare la Bibbia: da qui si decise di utilizzare lo stesso termine poiché per i writer quei piccoli quaderni altro non erano che la propria Bibbia dei graffiti.

Quindi devo farmi un black book?

Se ti piace disegnare lettering io ti consiglio assolutamente di acquistarne uno il prima possibile: anche se da qualche anno mi diverto a disegnare sul mio tablet, trovo sempre più soddisfacente mettermi a lavorare sulla carta, con la mia matita e la mia gomma.

Non sono un writer, lo dico sempre, però penso che il black book sia una delle tradizioni più belle e semplici che da anni viene portata avanti nel mondo del graffiti writing. Mi affascina pensare quanto fossero importanti 30 anni fa: disegnare un’intera giornata ed aspettare 10 giorni per incontrare un amico dall’altra parte della città solo per mostrargli il risultato è una sensazione che oggi non esiste più.

In conclusione ci tengo a dirti che non è mia idea quella di convincerti ad acquistare un black book anche se può sembrare così dall’articolo: questo oggetto fisico è una delle poche cose che continua a resistere negli anni anche se minacciato dai tablet e dagli strumenti digitali e parlarne mi fa prendere bene.

Insomma, se decidi di comprarne uno utilizzalo bene, fallo diventare una raccolta di stili e ricordi, e mi raccomando la copertina nera.

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