Ti sarà capitato di sentire che una tag o un pezzo è stato crossato, ma nello specifica cosa significa questa cosa? Nella ricerca di informazioni riguardanti questo verbo mi è tornata in mente una scena spettacolare di Style Wars (film che dovresti conoscere se stai leggendo questo articolo) in cui veniva presentato questo giovane writer che vedeva i graffiti in maniera totalmente diversa rispetto a tutti gli altri: CAP. Vuoi capire di cosa parlo? Leggi fino in fondo!
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Crossare un pezzo: metterci una X sopra
Crossare è la classica italianizzazione di un verbo inglese, ma devo ammettere che a me non dispiace, suona abbastanza bene. To Cross Out è uno dei verbi utilizzati originariamente dai writer per indicare l’azione di mettere una X sopra ad un pezzo o una tag. Proprio per la semplicità dell’atto, molto spesso questa cosa succede senza un vero significato, ma solo per divertimento da parte di ragazzini annoiati.
In inglese questa azione veniva anche indicata più semplicemente come X-ing Out, che per noi italiani suona più difficile, ma rende meglio l’idea.
Perché crossare un pezzo o una tag?
Principalmente oggi ci sono tre motivi per cui un pezzo o un tag vengono crossati: questioni territoriali, questioni di inimicizia oppure questioni di stile. Bisogna dire che se guardiamo il totale di muri realizzati, il numero di crossing è basso, ma si tratta comunque sempre di un gesto pesante da ricevere (e soprattutto da fare).
Nel primo caso, quello legato alle questioni territoriali, i membri di una crew crossano pezzi e tag di writer non facenti parte del gruppo ristretto che opera sui muri di una determinata zona. Si tratta semplicemente di un messaggio per indicare che in quella zona sono graditi solo writer appartenenti alla crew e writer amici della stessa.
Nel secondo caso, quello di inimicizia, si entra più sul personale: il crossing può essere visto come gesto di sfida o gesto di disprezzo e questa cosa può passare da un livello trascurabile fino a degenerare in qualcosa di fortemente ostile. Dietro un crossing ci possono anche essere motivi personali che trascendono dal mondo del writing e quando è in atto una battle c’è da star sicuri che i due writer (o le crew) continueranno a crossarsi i pezzi fino alla risoluzione del problema. Quando queste cose rimangono espressamente sui muri, possono risultare interessanti poiché diventa una sfida a chi fa il pezzo migliore, colpisce luoghi più difficili o colpisce di più. Quando il tutto trascende in violenza, allora secondo me il limite è stato superato e viene meno lo spirito del writing che mi ha fatto appassionare a questa disciplina (ma questa è un’opinione personale).
Il terzo caso è quello dello stile: quando una tag o un pezzo sono di basso livello, verranno crossati. Principalmente questa cosa viene fatta per scoraggiare il writer a ripetersi ed incentivarlo a migliorare. Quest’ultimo caso oggi sta quasi scomparendo, ma prima della diffusione di internet era una delle fondamenta del writing: i giovani toys avevano solo ed esclusivamente il crossing come feedback per capire se stavano migliorando o meno. Più il pezzo resisteva, più era apprezzato. Dall’altra parte invece i writer più esperti potevano distruggere i giovani writer facendo una prima scrematura: solo i più bravi ed i più persistenti riuscivano a “sopravvivere” ed andare avanti.
Going over, c’è differenza?
Parto subito col dire che nell’utilizzo del verbo non c’è differenza: in inglese si utilizza going over tanto quanto crossing over. C’è, però, una differenza tecnica e sta proprio nel significato dei due verbi. Going Over si traduce come andare sopra ed indica infatti l’atto di scrivere sopra un altro pezzo o tag, di sovrascrivere.
In questo caso, anziché parlare di semplici croci, going over indica il dipingere sopra un altro pezzo, solitamente con un throw up oppure creando uno veloce sfondo e dando vita ad un nuovo pezzo. C’è da ricordare, però, questa cosa non sempre legata a questioni negative: coprire una tag con un throw up ed un throw up con un pezzo fa parte del gioco; coprire con rispetto e seguendo le regole non scritte del writing non genera, solitamente, problemi.
Altro termine spesso usato è to slash che indica l’azione di tirare una riga sopra un graffito.
Detto tutto questo, per fare una similitudine divertente, la differenza tra going over e cross over mi ricorda la differenza tra strada e via in italiano, a conti fatti dire “in questa via” o “in questa strada” cambia poco, ma può assumere significati più specifici a seconda del contesto.
E to cap da dove deriva? da CAP!
Se hai sentito almeno una volta utilizzare il verbo capping spero che ti sia informato sul motivo e sul perchè viene utilizzato come sinonimo di crossing e going over. Se non lo hai fatto, rimediamo subito.
CAP MPC è considerato oggi uno dei writer più importanti per il movimento del graffiti writing e non tanto per la qualità dei suoi pezzi, quanto per la sua capacità e persistenza nel crossare le opere dei writer rivali. La fama di CAP è legata a Style Wars, pellicola in cui racconta il fenomeno del crossing, cosa lo spinge e cosa pensano gli altri writer di lui.
CAP negli anni è passato sopra a quasi tutta la scena newyorkese, salvano qualche decina di writer: non era un cattivo ragazzo, semplicemente la sua sfida era quella di coprire il più possibile.
Per questo motivo, soprattutto in lingua inglese, capping è negli anni diventata l’attività di crossare ripetutamente più pezzi indifferentemente dalla qualità e dall’autore.
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