Alice Pasquini è una delle artiste contemporanee più conosciute al mondo. Oggi parlano di lei le maggiori testate giornalistiche internazionali, i siti, le televisioni ed è stata anche inserita nell’Enciclopedia Treccani online.
Basta analizzare la sua storia per capire che Alice non è una semplice artista. Nonostante il suo professore le ripetesse “l’arte è morta con Duchamp”, Alice con grande perseveranza ha portato avanti la sua idea riuscendo ad emergere in un mondo prettamente maschile (ed a tratti maschilista), differenziandosi e raccontando una realtà femminile lontana dai classici cliché ed affine alla vita di tutti i giorni.
In quasi 15 anni di attività urbana, Alice ha dipinto più di 1000 pareti in giro per il mondo e non ha intenzione di fermarsi. Scopriamo assieme la sua storia e ciò che la rende una delle figure artistiche più influenti degli ultimi anni.
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Alice Pasquini: street artist?
Una delle cose che Alice non ama è essere etichettata come street artist. Alice è un’artista poliedrica e quindi il termine street art non è forse corretto per identificare le sue opere urbane.
Arte contestuale: questo è il termine utilizzato da Alice per descrivere i suoi lavori per strada. Siamo abituati a sentire parlare di street art e quindi queste parole possono sembrare strane, ma in realtà sono veramente azzeccate: un graffito, un disegno o una rappresentazione grafica assumono significato grazie al contesto in cui si trovano ed ai colori che lo circondano e la storia lo caratterizzano.
Alice Pasquini: la sua storia
Alice è nata a Roma nel 1980 ed è cresciuta nei quartieri della capitale rimanendo folgorata dal fascino della città e della sua storia artistica.
Dopo il liceo artistico, Alice accede all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Proprio durante gli anni dell’Accademia, dove le viene insegnato che l’arte contemporanea è composta da installazioni e proiezioni e che la pittura è invece una tecnica artistica morta, Alice sente la necessità di esprimersi in nuovi contesti e si avvicina alla strada.
Terminati gli studi Alice inizia a lavorare come illustratrice e fumettista, senza mai abbandonare la sua idea di arte contestuale. A differenza degli uffici, per le strade nessuno può dirti cosa fare e cosa non fare, nessuno (o meglio tutti, ma con un peso quasi nullo) può giudicare il lavoro.
Le strade, i muri, i frigoriferi abbandonati, le cabine telefoniche, le colonnine dell’Enel e le cassette della posta diventano lo sfogo dove Alice può esprimere la sua necessità artistica e ciò che la renderanno, qualche anno dopo, una delle artiste più richiesta al mondo.
La firma di Alice Pasquini: Alicè
Sin dall’inizio della sua carriera da artista urbana Alice Pasquini ha avuto chiara la sua strada. Alice non ha mai lavorato a volto coperto, ha sempre lavorato di giorno, sotto gli occhi di tutti ed ha sempre firmato le sue opere con il proprio nome.
Alice ha scelto di lavorare a volto scoperto poichè non considera la sua arte un atto vandalico: la città dona alla popolazione molto spesso dei muri brutti, grigi e tristi, le sue opere cercano di restituire un senso a queste pareti donandogli colore e trasformando in bello qualcosa che prima era triste e cupo.
Lavora di giorno poichè i suoi dipinti sono fortemente influenzati dal contesto in cui si andranno ad inserire: le luci, i colori, le persone sono fondamentali e di notte vengono a mancare.
Utilizzare il proprio nome anziché uno pseudonimo o una tag per firmare le proprie opere per strada è stata una scelta simbolica da parte di Alice. In un periodo in cui la graffiti-scene ed il mondo della street art è caratterizzato da figure maschili, Alice è una voce fuori dal coro e lo vuole sottolineare facendosi riconoscere in maniera chiara.
La sua tag, Alicè, con l’accento sull’ultima lettera (Cosa che spesso non si nota, ma in alcune sue vecchie opere era chiarissimo), lascia un messaggio di presenza facilmente interpretabile: “Alice c’è“.
Lo stile di Alice Pasquini
Alice dipinge a mano libera utilizzando principalmente alcuni strumenti: pennello, bombolette aerosol, rulli, uniposca e marker.
Il suo stile è inconfondibile: rapido, veloce e volontariamente schizzato; c’è una ragione specifica: Alice dipinge per strada.
La strada richiede velocità ed essenzialità e per questo Alice ha sviluppato negli anni una certa capacità artistica; spesso le superfici sono rovinate, arrugginite e la strada non è certamente il luogo dove mettersi con calma a fare un quadro ad olio su tela.
I lavori di Alice non sono dei ritratti o delle fotografie di un determinato momento: non utilizza i colori reali nelle sue rappresentazioni. Alice lavora sempre sui contrasti complementari: il suo focus principale è la luce.
Osservando i volti da lei dipinti spesso ci si domanda quale sia il sentimento nascosto dietro il loro sguardo: non è felicità, nè tristezza; Alice lavora sulle sfumature emozionali: cerca di creare quella gamma di sentimenti difficili da descrivere a parole.
La figura della donna
Alice, artista cresciuta in una scena dove la figura maschile era predominante, ha sempre avuto una chiara mission per le sue opere: cercare di portare una visione della donna reale, lontana dagli stereotipi consumistici.
Mentre nel mondo della street art la donna era spesso rappresentata come super-eroina o come bomba sexy, nello stereotipo di tutti i giorni la donna veniva raffigura come la madre di famiglia o in atteggiamento provocanti.
Alice ha portato alla luce con le sue opere un soggetto femminile semplice, puro, ma soprattutto reale e lontano dai più comuni cliché. La quotidianità di quartiere si percepisce perfettamente nelle prime opere di Alice ed è stata proprio questa sua scelta a ripagarla facendola diventare oggi una delle artiste più richieste al mondo.
Attenzione a non classificare le sue opere come “Street Art al Femminile”: perché differenziare i suoi lavori con questa etichetta rispetto ai lavori dei suoi colleghi? L’arte non si cataloga in questo modo.
Le influenze principali
La prima cosa da sottolineare di Alice è che non è affascinata dai soggetti del consumismo e quindi il suo stile è distante dalla pop art.
Figure come Basquiat e Keith Haring hanno influenzato la sua crescita artistica non tanto con le loro opere, ma bensì per l’approccio e la spontaneità dimostrata verso l’arte contestuale e la street art.
Tra le maggiori influenze citate da Alice ci sono le ville del Palladio e del Veronese: l’effetto di stupore provocato dalla vista di tali architetture l’hanno ispirata nella ricerca di qualcosa che rendesse unico il suo stile.
Nel tratto fumettistico invece è la libertà dimostrata dai fumetti di Andrea Pazienza ad averla maggiormente colpita.
Infine come non citare Roma: i vicoli infiniti della città eterna, dove perdersi per ritrovarsi chissà dove, sono sempre stati grande fonte di ispirazione per Alice.
Il processo creativo e le superfici
Alice viaggia molto e con lei ha sempre il suo piccolo quaderno dove nascono alcune delle bozze che, prima o poi, diventeranno muri.
La sua creatività si ispira molto al contesto che la circonda: la luce, le persone, l’ambiente, la superficie su cui dipingerà e la storia del luogo la portano a scegliere come prima cosa la cromia di base.
Per Alice esprimersi è una necessità, un impulso: non è suo compito cercare di comunicare una determinata cosa (per questo esiste il marketing), il messaggio dietro alle sue opere sarà percepito in maniera diversa da persone diverse.
Il soggetto invece è sempre differente, ma l’obiettivo di Alice è rappresentare la poetica dei sentimenti e delle relazioni: inserire delle storie intime e poco conosciute all’interno di uno spazio pubblico.
Alice non dipinge praticamente mai su tele bianche perchè la tela non ha una storia da raccontare. A differenza dei muri, fermi e solidi, ma con infinite storie alle loro spalle.
Il muro è al centro della vita artistica di Alice: ogni muro può raccontare qualcosa e nonostante sia un simbolo di divisione, il dipingerci sopra trasmette l’emozione di attraversarlo.
Altre superfici preferite da Alice sono sempre state le cassette della posta, le cabine telefoniche ed i frigoriferi abbandonati.
Murales di Alice Pasquini in Italia
Alice lavora da più di 10 anni sui muri di mezza Italia e quindi non è difficile incontrare alcune sue opere, piccole o grandi che siano.
Roma
Sicuramente la capitale è la città in Italia dove Alice ha lasciato di più la sua firma. Anche se in parte overtaggati, nel quartiere San Lorenzo sono ancora visibili alcuni vecchi muri dell’artista. Altre opere sono presenti al Quadraro ed al Testaccio, ma camminando per le vie della città, lontani dai classici luoghi turistici, non sarà difficile incontrare qualche suo disegno.
Civitacampomarano
La storia di Alice e questo borgo è affascinante e romantica. Non parlerò, però, di questa cosa perché dedicherò un articolo speciale a questa piccola cittadina appena avrò modo di camminare per le sue vie.
Pisa
Uno degli ultimi lavori di Alice è un grande muro nella città toscana: la rappresentazione, di spalle, di una madre con in braccio il proprio figlio.
Milano
Io ho conosciuto Alice grazie ad un suo disegno in zona Tortona su una colonnina dell’Enel.
Ed ancora oggi, ogni sera che passo dal Frida in Isola non posso fare a meno di guardare il suo disegno sulla porta.
Altri suoi muri sono presenti a Busto Arsizio e Vimercate, ma la chicca più grande ho voluto lasciarla appositamente per ultima. Un grande muro di Alice è nascosto per le vie di Milano e non ho mai detto a nessuno dove si trova. Cercatelo, perchè anche questo è il bello dell’arte contestuale.
Alice Pasquini: Figlia del mondo – Il film documentario
Per gli appassionati come me, questo documentario è qualcosa di bellissimo. Atteso per tanto tempo, finalmente dopo essere andato in onda è stato anche caricato su Vimeo.
In questi 30 minuti potrete vedere, ascolta e conoscere Alice Pasquini anche grazie a chi la conosce da tanto tempo.
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